Io Lavoro-Forumn.104-2013-GM

Io Lavoro-Forum, Bimestrale della Regione Liguria per il lavoro, l’orientamento e il sistema educativo,

n. 104 gennaio/febbraio 2013, pagg. 23-27.

1)      La Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari e gli apporti autobiografici

La Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari (LUA)[1], associazione culturale senza fini di lucro, viene fondata nel 1998 da Duccio Demetrio, principale studioso in Italia sui temi dell’autobiografia nella formazione degli adulti e ordinario all’Università Bicocca di Milano,  e Saverio Tutino,  inventore dell’Archivio Diaristico di Pieve Santo Stefano. Da subito la LUA riunisce attorno a sé una comunità di ricerca, di formazione e di diffusione della cultura della memoria di centinaia di persone provenienti da tutta Italia. Apprendere l’arte della scrittura di sé costituisce la finalità principale delle molteplici attività promosse in maniera continuativa e ad Anghiari si incontrano e si scambiano storie bambini, giovani, adulti e anziani all’insegna di un progetto intergenerazionale e di diffusione della cultura scritta, a partire da competenze anche basilari dello scrivere e del leggere.

E’ anche per questo che, pur essendo un’organizzazione ‘leggera’ dal punto di vista del funzionamento organizzativo, mobilita attorno a sè una partecipazione rilevante e crescente. Quasi 600 gli associati effettivi nel 2012 mentre sono circa 2.400 gli associati nei 13 anni di vita dell’organizzazione; è presente in tutte le regioni italiane e nella svizzera italiana, con soci in Germania, Messico, Austria e Spagna; diffonde una puntuale news-letter settimanale che arriva a circa 5.000 persone mentre il sito è visitato da più di 70.000 persone su base annua.[2]

L’aspetto più significativo dal punto di vista didattico e professionale è costituito dal fatto che la “Scuola triennale di scrittura autobiografica e biografica” consente non solo di sensibilizzarsi verso un possibile percorso autobiografico (percorsi supportati da numerose iniziative propedeutiche o specifiche promosse ad Anghiari e in tutta Italia ogni anno) bensì di scrivere la propria autobiografia e di specializzarsi in metodologie biografiche e autobiografiche per poter operare, anche professionalmente, nella formazione degli adulti ed in svariati campi (dall’insegnamento all’area educativa, dagli ambiti a contatto con il disagio esistenziale alla promozione delle memorie locali, dalla documentaristica a numerosissime altre aree).[3]

Ma venendo ad alcune considerazioni più specifiche mirate al lavoro, all’orientamento professionale e al sistema educativo, gli apporti autobiografici rappresentano una ‘passione’ specifica[4] o hanno anche una qualche utilità in senso professionale? Entrambe le cose, verrebbe da rispondere.

Un tale approccio è infanti determinante per scoprire i propri talenti, le proprie specificità che possono evolvere in competenze, la propria vocazione professionale. Ma prima ancora è determinante per poter conoscere se stessi a tutto tondo, in quanto persone con una vita più o meno complicata; con vicissitudini familiari, relazionali, sociali le più diverse; con aspirazioni o ‘buchi neri’ talora inenarrabili e proprio per questo più bisognosi di essere esplicitati, foss’anche in scritture personalissime da non condividere con anima viva.

E’ questa la posta in gioco se si intende mantenere una chiave interpretativa soggettivamente sensibile, senza perseguire scorciatoie massificanti che schiacciano l’evoluzione delle persone ed i contributi formativi entro schemi precostituiti, rigidi, poco adattabili ai diversi contesti.

Si prenda ad esempio il recente contributo di colui che è stato il maggior studioso, sistematizzatore e divulgatore della formazione in Italia dagli anni ’80 ad oggi, Gian Piero Quaglino. Ebbene il suo recente testo ‘La scuola della vita. Manifesto della terza formazione’[5] è illuminante quando delinea la ‘scuola della vita’ come una pratica di formazione lungo il corso della vita, ma lo è altrettanto quando dice che occorrerà “restituire all’esperienza di formazione quel carattere imprevedibile, indeterminato, imponderabile e talvolta anche inesprimibile che spesso finisce per assumere il corso stesso della vita.”

Queste considerazioni, che vanno naturalmente contestualizzate e rese compatibili con le diverse possibilità applicative, valgono naturalmente per coloro che percorrono la strada che porta dall’essere utenti del sistema educativo all’orientarsi professionalmente fino ad accedere al mondo del lavoro, ma valgono ancor più per le figure dei formatori che di queste diverse aree si occupano (dagli insegnanti e dalle figure più prettamente educative del sistema educativo, ai formatori-orientatori dell’orientamento professionale fino ai formatori che si occupano del mondo del lavoro).

L’approccio autobiografico infatti è uno strumento potente, che ha mille declinazioni possibili, non solo per quanto attiene agli apporti teorici, alle proposte esercitative, agli stessi strumenti esemplificativi audio-video, ma anche alla possibile utilizzazione della scrittura come strumento base[6] che molto spesso va ‘reimparato’.

Ed è d’altra parte fondamentale che un tale strumento non sia ‘tecnicizzato’, estraniato cioè dalle componenti troppo umanistiche ed esistenziali per poterne consentire utilizzi, ‘veloci’, ‘estemporanei’, facilmente riproducibili. Prima di poter essere proposto a livello formativo, deve essere sperimentato e ‘vissuto’. Solo in seguito è possibile calibrarne al meglio l’utilizzo. Anche perché, come ci dice Demetrio: “L’autobiografia si inserisce a pieno titolo all’interno della vasta gamma delle metodologie di formazione sia per adulti ed anziani che per bambini e giovanissimi…..ed appartiene al campo in grande espansione delle modalità di autoformazione e autoistruzione.”[7] Non si tratta quindi di aggiungere una tecnica fra le tante in modo funzionalistico, e nemmeno di pensare che tutto si possa fare nell’ambito di un semplicistico self-service autoreferenziale. Si tratta invece di pensare a nuove modalità formative in itinere, impostate su criteri di ricerca, che consentano di ricostruire,  come fattori significativi e in piccolo gruppo, sia le storie di vita personali che le ‘biografie organizzative’ di ciascuno. Un modo diverso e ‘altro’ per affrontare le crescenti crisi delle relazioni umane nelle organizzazioni e potersi affrancare dal ritiro solipsistico o dalle simulazioni partecipative che nascondono sintomi di evoluzioni estranianti. Intervenendo quindi sul lavoro, ma anche in modo preventivo, sull’orientamento professionale e sul sistema educativo più in generale.

2) Le scritture di sé in Italia: Dove va la scrittura.

Si parla molto di scrittura in questi ultimi tempi. Se ne parla molto in generale ma anche in riferimento ai possibili e multiformi utilizzi in ambito professionale.

Al contempo si è assistito ad una costante diffusione delle scritture di sé, o scritture autobiografiche, nei settori e nei contesti più disparati, con l’attivazione di una pluralità di proposte ed offerte varie, poco esplicitate nei loro presupposti metodologici e comunque poco studiate ed approfondite.

E’ essenzialmente per cominciare a colmare questa lacuna conoscitiva che la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari (LUA ha promosso e realizzato una indagine-monitoraggio su “Le scritture di sé in Italia” curando una apposita pubblicazione (A. Ascari, C. Benelli, G. Macario, Dove va la scrittura, Youcanprint Edizioni, Roma, 2012, pp.72, euro 7).

L’articolato percorso di preparazione dell’indagine, avviata nel 2008 e conclusasi nel 2011, con il coinvolgimento di numerosi collaboratori scientifici, la responsabilità scientifica di Duccio Demetrio ed il coordinamento di Giorgio Macario e Caterina Benelli, ha consentito di entrare in contatto con numerose esperienze in tutta Italia svolte direttamente dalla LUA, influenzate dalle metodologie apprese sempre in ambito LUA o completamente esterne. Lo strumento di indagine, un questionario piuttosto articolato e lungamente testato in oltre venti contesti diversificati a livello nazionale, è stato infine somministrato in 108 percorsi autobiografici ed esperienze assimilabili prevalentemente in Centro (circa il 50%) e Nord Italia(40%). Al contempo, per allargare le possibilità di contatto con altre esperienze, è stata preparata una versione ‘light’ del questionario, molto più agile, che è stata inserita sul sito della LUA ed ha consentito di raccogliere altri 110 questionari più ‘anonimi’, andando ad integrare l’analisi con altri dati aggiuntivi e parzialmente comparabili.

Si cercherà di tracciare, in estrema sintesi, alcuni degli elementi più significativi emersi. Quattro le aree esplorate.

La prima riguarda le caratteristiche degli intervistati e degli organismi promotori, dove i primi erano  ‘conduttori’ o ‘formatori’ nella maggior parte dei casi mentre gli interventi autobiografici erano promossi in maggioranza da associazioni di varia natura e per un 30% da Enti locali o Istituti scolastici, a rimarcare l’interesse diffuso a livello territoriale ed in particolare nelle scuole.

La seconda area riguardava partecipanti, contesto, contenuti e metodologie. Se 15 partecipanti alle iniziative è la media riscontrata, questi sono adulti 9 volte su 10, con la presenza di anziani e di giovani in un terzo dei casi, maschi e femmine insieme nei tre quarti delle esperienze, con la presenza anche di stranieri nel 40% delle iniziative a rimarcare il rafforzamento di un approccio interculturale. I percorsi durano fra i tre ed i 12 mesi nella metà dei casi, mentre circa il 30% supera l’anno di durata, delineando contesti particolarmente articolati. La scrittura autobiografica rappresenta l’attività prevalente (oltre i 4/5), con i frammenti autobiografici come prodotti finali dichiarati in due casi su tre e le scritture di storie di vita nel 40% degli stessi, oltre a produzioni decrescenti di scrittura creativa, terapeutica e del disagio, stante la possibilità di segnalare risposte multiple. Con una analoga possibilità di risposte multiple, anche i prodotti finali dichiarati sono apparsi molto significativi per comprendere al meglio le esperienze: si producono quasi in egual misura letture e libri nel 40% dei casi, materiali su supporto digitale circa nel 30% con una indicazione decrescente che riguarda scrittura dell’autobiografia, scritture poetiche, di diari, professionali e di romanzi. Utilizzando supporti cartacei nel 90% dei casi ma anche personal computer in un terzo delle esperienze esaminate.

La terza area concerne la conduzione dell’attività autobiografica, che è da ritenersi strategica più che in un normale contesto formativo viste le particolarità delle iniziative e la frequente vicinanza a contesti delicati o di disagio sociale. In sintesi quasi il 90% delle figure di conduttori/conduttrici si distribuiscono in egual misura nella fascia fra i 30 ed i 50 anni ed in quella fra i 50 ed i 60; 3 persone su 4 sono laureate e quasi il 10% ha un dottorato di ricerca (PHD), mentre solo il 15% è diplomato; per i 4/5 il genere è femminile ed infine la formazione specifica in ambito autobiografico, analizzata in un apposito item a risposta multipla, vede comunque la formazione in ambito universitario nei 2/3 dei casi, in circa 1/4 delle risposte la presenza di una istituzione privata che eroga formazione ed in poco più del 10% di una istituzione pubblica; infine, 4 su 10 sono formatori, circa 1/3 sono educatori e 1 su 4 è insegnante.

La quarta ed ultima area presa in considerazione riguardale potenzialità, le criticità e le ricadute territoriali delle iniziative. Partendo da queste ultime i dati raccolti sono estremamente articolati e delineano due categorie principali: le iniziative maggiormente autocentrate da un lato (aiuto ad uscire dalla solitudine o facilitare il superamento di situazioni di vita particolarmente dolorose, oltre a laboratori autobiografici professionalizzanti) e quelle più etero centrate dall’altro (iniziative di promozione socioculturale per nuove realtà sociali e laboratori intergenerazionali su divulgazione di storie e di memorie). Le consistenti ricadute in ambito territoriale potremmo quindi considerarle maggioritarie, essendo connesse al 55% delle proposte più etero centrate, mentre, tolto un 10% circa non classificabile, poco più di 1/3 sembra non porsi questo problema o non considerarlo comunque prioritario. Questo dato sembra quindi sfatare il mito, presente nell’immaginario collettivo, di una pressante autoreferenzialità delle proposte di scrittura di sé, che paiono invece, in prevalenza, sensibili alla qualità della propria collocazione territoriale.

Relativamente alle potenzialità, anche in questo caso sono due le categorie principali individuabili: quella che rappresenta la maggioranza relativa del campione, di oltre un terzo, presenta come potenzialità progettuale un impegno per la crescita e formazione personale orientata all’attenzione ‘partecipata’ verso l’altro; la seconda, poco sotto il 30%, vede la maggiore potenzialità delle attività realizzate orientata alla cura di sé, al fine di esplicitare, comprendere e metabolizzare il proprio disagio.

L’ultima categoria, relativa alle criticità, può essere analizzata con una sorta di approccio ‘empowered oriented’ che indirizzi al contempo verso le possibili azioni di miglioramento. Tre le sottospecificazioni possibili. La prima, struttural-organizzativa, raggruppa circa 1/3 dei questionari  e si riferisce alla logistica e all’organizzazione interna, lamentando diverse criticità su spazi e tempi troppo contenuti. Strutturare meglio i laboratori tematici e prolungarne la durata appare la risposta più congruente, favorendone altresì una migliore pubblicizzazione. La seconda aggregazione, struttural-finanziaria, riguarda una esperienza su cinque che lamenta, come elemento critico, una cronica scarsità di fondi e finanziamenti da parte di Enti Pubblici, cui appare possibile rispondere in questa fase –come è accaduto in diversi ambiti nazionali- con l’attivazione di fondi europei. La terza criticità, riferibile ad 1/6 delle risposte, concerne la scarsa collaborazione tra le diverse figure professionali che operano nell’ambito delle varie attività, in particolar modo in relazione agli ambiti scolastico, ospedaliero e carcerario; la sintonia fra chi organizza e conduce le attività e chi usufruisce della proposta laboratoriale appare in questo caso come la migliore spinta possibile per favorire ulteriori sinergie.

Per concludere, l’intera indagine, con le criticità ed i punti forza evidenziati, si pone come prima forte spinta a considerare la tematica delle scritture di sé come sottolineatura dell’esistenza di un nucleo consistente di esperti in tema di storie di vita di adulti, anziani, giovani, ma anche bambini, che intervengono fin dalle fasi di progettazione degli interventi autobiografici con attenzioni metodologiche e apporti interprofessionali ed interdisciplinari significativi.

I possibili ambiti di sviluppo degli apporti autobiografici, in particolar modo nell’attuale fase di crisi del welfare e di carenza di risorse in tutti i settori, appaiono ad un tempo considerevoli e non semplici da attivare. E’ anche per questo che la sottolineatura della serietà e consistenza delle proposte in tema risulta di buon auspicio per una costante diffusione degli interventi finalizzati a rinforzare le capacità autoriflessive dei singoli e le possibilità di conservazione e di sviluppo delle memorie in tutti i contesti potenzialmente interessati (territoriali, professionali, aggregativi e culturali, per non citarne che alcuni).

Nella speranza che la prosecuzione di questo lavoro di indagine possa essere condotto in collaborazione con altre organizzazioni nazionali ed internazionali oltre alla LUA e che la fotografia, o meglio gli spezzoni di filmato che sono stati realizzati con quest’indagine, possano trasformarsi in un filmato più compiuto, dinamico e rappresentativo dell’intero panorama delle scritture di sé in Italia e non solo.



[1] La sede nazionale è ad Anghiari, Piazza del Popolo 5, 52031 Anghiari (AR) – Tel e Fax: 0575/788847

Per informazioni: segreteria@lua.it  Siti di riferimento: (principale) www.lua.it ; www.autobiografia.it ; www.mnemon.it

[2] Sul sito ci sono una miniera di contributi ed apporti diversificati. Sul versante formativo e professionale appare rilevante citare, ad esempio, la presenza di recensioni e presentazioni dei volumi fra i più significativi, per quanto attiene la tematica autobiografica e biografica, nel panorama nazionale: 100 titoli nella sezione ‘bibliografia tematica’ specifica, 46 titoli nella sezione ‘scaffale autobiografico’, 79 titoli nella sezione ‘Consigli di lettura’.

[3] Le persone diplomate alla LUA si stimano in circa 400, anche se i partecipanti sono progressivamente aumentati negli anni: nel solo 2012 infatti 58 persone hanno frequentato Graphein (scrittura -1° livello nel quale si scrive la propria autobiografia), 21 persone Ta eis heauton ( scrivere per se stessi – approfondimento delle pratiche di scrittura),  32 persone Morphosis (formazione – per le professioni sociali ed educative in genere); 14 persone Mnemon ( spazio di confronto e incontro –per la valorizzazione delle memorie a livello locale; 21 persone Mimesis ( immaginazione– per testi narrativi di invenzione partendo dalla propria autobiografia; 9 persone Klinè ( al letto del malato – per la consulenza autobiografica individualizzata in casi di forte disagio), per non citare che i percorsi principali.

[4] Lo stesso Duccio Demetrio, nel suo testo fondamentale che mi sento di consigliare a chiunque voglia approcciarsi alla tematica autobiografica (Raccontarsi. L’autobiografia come cura di sé, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1996, che continua ad essere ristampato) utilizza in apertura la dizione ‘Autobiografi per passione’.

[5] G.P.Quaglino, La scuola della vita, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2011. Per una presentazione del volume si veda G. Macario all’indirizzo http://www.lua.it/index.php?option=com_content&task=view&id=1962&Itemid=74

[6] Cfr. D. Demetrio, La scrittura clinica. Consulenza autobiografica e fragilità esistenziali, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2008.

[7] Cfr. D. Demetrio, 2008, op. cit. pag. 197.