TAHAR BEN JELLOUN-Copertina-2011

Il risveglio della dignità araba. – Bompiani (2011)

Come un popolo riscrive la propria storia

“All’inizio del suo regno circolavano dei noukats (barzellette) su di lui. Ogni giorno ce n’era una nuova che faceva ridere gli egiziani. La cosa lo innervosiva e non avendo senso dell’umorismo decise di scatenare i suoi servizi segreti alla ricerca del mascalzone che lo ridicolizzava. Ben presto fu individuato un pover’uomo, un vecchio che se ne stava seduto a un caffè popolare di Khan el-Khalili. Fu arrestato e portato da Mubarak. Quando questi lo vide non capì come quel vecchio uomo sdentato, miserabile, fosse in grado di nuocere all’immagine del rais. Decise di rimproverarlo (era troppo vecchio per essere torturato):
– Come è possibile? Racconti cose tremende su di me, che ho salvato questo paese dalla miseria, che ho portato la libertà, la prosperità e la democrazia a questo popolo ingrato! Racconti delle falsità! Io sono la persona che più lavora per il bene degli egiziani; non dormo; non faccio che pensare a come migliorare la vita dei miei cittadini…
Il vecchio lo fermò e disse:
– Signor Presidente, le giuro che questa barzelletta io non l’ho mai raccontata.”

Sembrerebbe l’incipit di un libro divertente, ironico, accattivante.
Ma La rivoluzione dei gelsomini, che tratta dell’impegnativo e attualissimo tema del risveglio della dignità araba, è molto di più.
Parla dei Paesi che si affacciano sulla sponda meridionale del Mediterraneo e nelle immediate vicinanze partendo da una lettura della rivoluzione dei gelsomini in Tunisia e della fuga del dittatore Ben Ali in Arabia Saudita, prendendo sì le mosse da una efficacissima descrizione narrativa della ‘scintilla’ che ha provocato l’incendio, ma ricostruendo anche gli antecedenti che hanno fatto precipitare gli eventi.
Non solo, quindi, una attenzione alle macrotendenze, ma una significativa restituzione della parola ai soggetti, una sottolineatura di come siano, quasi sempre, tanti singoli con le loro azioni, i loro timori ed il loro coraggio, a mutare il corso degli eventi; a consentire, appunto, un risveglio della dignità.
Mohamed Buazizi, nalla piccola città di Sidi Bouzid, è uno di questi: 28 anni; venditore ambulante; senza autorizzazione; che mantiene madre, fratelli e sorelle; con gli agenti municipali che, il 17 dicembre 2010, gli confiscano tutto, gli danno uno schiaffo e gli sputano addosso. Mohamed che esaurisce la pazienza e non vede prospettive; si sente abbandonato, svuotato della sua dignità. Il 20 dicembre davanti alla sede del governariato sceglie di darsi fuoco e, soccorso, agonizza in ospedale per 15 giorni e 15 notti. Il 27 dicembre gli abitanti di Sidi Bouzid manifestano. Il giorno dopo, Bel Ali – che pure sembra all’indomani del gesto abbia esclamato: “Ah sì! Che crepi!” – si reca a trovarlo in ospedale. Il 4 gennaio Mohamed muore. 10 giorni dopo “è il regime di Ben Ali a rendere l’anima al cielo”.
Ma la Tunisia non è che l’inizio, perché il contagio si estende presto all’Egitto di Hosni Mubarak. Ed anche in questo caso, l’analisi di scenario si fonde con le storie di Sayed Bilal, di Ayman Nour, di Israa Abdel Fattah e dei suoi appelli su Facebook, insieme a quelle di molti altri, seppur brevemente tratteggiate; fino all’estromissione di fatto del leader.
Con le due rivoluzioni che “hanno avuto come obiettivi la liberazione, la libertà, il rispetto della persona, dei suoi diritti, delle sue opinioni; in breve hanno chiesto il riconoscimento dell’individuo, che fino ad allora era stato impedito da tutti i regimi del mondo arabo.”
E insieme a queste vengono prese brevemente in considerazione le situazioni attuali dell’Algeria, dello Yemen, del Marocco e della Libia.
Un breve saggio, dunque, che apre a nuovi orizzonti conoscitivi su di un mondo vicino ma abissalmente estraneo, e conferma l’affermazione di Ben Joullon riportata in copertina: “Dopo la Tunisia, dopo l’Egitto, più niente sarà come prima nel mondo arabo.” (G.M.)