Psicologi e Psicologia in Liguria

Supplemento al Giornale degli Ordini degli Psicologi della Liguria – n. 3/2015

Non so che viso avesse-autobiografia

FRANCESCO GUCCINI – “NON SO CHE VISO AVESSE. Quasi un’autobiografia”

di Giorgio Macario

“Ma perché mi sono lasciato convincere a fare <sta cosa della biografia>?”

Detto dallo stesso Francesco Guccini al termine del suo scritto, sembra quasi una ‘voce dal sen fuggita’, ma rappresenta molto bene la sua riservatezza. Ed il fatto che abbia deciso, per la prima volta, di “…raccontare la sua vita…fingendo di parlare d’altro, per dire tutto di sé.”  è da accogliere sicuramente come un evento di prima grandezza.

“Non so che viso avesse”, questo il titolo del volume (Francesco Guccini, Mondadori, Milano, 2010) non ha certo bisogno del bel disegno presente sulla sovracopertina per richiamare immediatamente alla memoria quella che è forse considerata la sua ballata più popolare, ‘La locomotiva’, un pezzo che ricostruisce una vicenda di fine ottocento che ha per protagonista l’anarchico Pietro Rigosi.

Ma si tratta di una biografia o di una autobiografia? O ancora di una ‘quasi autobiografia’, come dichiarato nel sottotitolo? Occorre raggiungere la metà esatta del libro per sciogliere l’enigma, dove l’affermazione: “Questo libro è un’autobiografia scritta a quattro mani” ci dice in realtà che il contributo è autobiografico e biografico allo stesso tempo.

Nelle prime 113 pagine, infatti, è Francesco Guccini che, in 17 agili capitoli, parla di sé e delle sue origini (meglio, delle sue ‘radici’) con precisione, partecipazione e dovizia di particolari specie in merito alla progenie; mentre nelle successive 113 pagine è l’amico Alberto Bertoni che in un ampio compendio dal titolo quasi ‘francescano’ (‘Vita e opere di Francesco’), ripercorre tutta la produzione gucciniana intrecciandola con significativi dati biografici.

Le sue canzoni infatti, analizzate analiticamente nella seconda parte del volume, rappresentano una lunga ed ininterrotta autobiografia, ed hanno il potere di parlarci di Francesco e della sua generazione, ma anche di farsi condividere empaticamente da più generazioni, “…in quello strettissimo passaggio tra cronaca privata e autobiografia collettiva che Francesco riesce a varcare magnificamente”, come afferma il suo biografo. E d’altra parte, non è un mistero che il linguaggio musicale di Guccini parli in modo diversificato a più generazioni, come ho potuto ‘autobiograficamente’ osservare nella vera e propria passione per la sua musica di mio figlio adolescente.

Ma è sicuramente la prima parte del volume, quella più compiutamente autobiografica, ad essere la più originale ed interessante nel suo andamento erratico: dai mulini cinquecenteschi delle radici all’esperienza di scrittura giornalistica presso la Gazzetta dell’Emilia, coltivando una “vena istintiva di raccontatore di storie”;  dalle esperienze iniziali nelle balere e nelle osterie, dove c’era una “varia umanità” fatta anche di futuri amici di una vita, alle riluttanti esperienze iniziali in concerti dove non era semplice ‘esporsi’, fino alle numerose esperienze da attore cinematografico in ruoli progressivamente più impegnativi ed all’immancabile conclusione della stessa autobiografia, e non solo dei concerti, con ‘La locomotiva’, definita –e non da profani- “la più bella canzone popolare del dopoguerra”.

Ed infine, è possibile ritrovare in questa originale ricostruzione autobiografica di Francesco Guccini, un intreccio inestricabile fra tracce autobiografiche che occorre far riaffiorare alla superficie; impronte biografiche di storie di vita riassunte in opere poetiche memorabili che assumono la forma di canzoni, a rappresentare un mondo di persone altrimenti votate all’invisibilità; e rapporto pulsante con i suoi estimatori, a scavalco fra diverse generazioni, che negli ultimi anni si sono ritrovate immancabilmente ai suoi concerti trasformati in veri e propri eventi. Anche per questo sono contento di poter dire che, il 10 dicembre 2010, fra i 10.000 presenti al Forum di Assago per uno degli ultimi concerti live da lui tenuti, io c’ero!